Teatro Luciano Pavarotti
Progettato nel 1838 dall’architetto di Corte Francesco Vandelli su un’area di duemila e trecento metri quadrati ottenuti con l’acquisto e la demolizione di vecchie abitazioni. Il nuovo Teatro Comunale, allora indicato come Teatro dell’Illustrissima Comunità di Modena fu costruito in tre anni. Fu inaugurato la sera del 2 ottobre 1841 con l’opera Adelaide di Borgogna al Castello di Canossa di Alessandro Gandini, compositore di Corte.
Dotato di cinque ordini di palchi, l’ultimo dei quali destinato a loggione, di una platea discretamente vasta e dei servizi relativi, il Comunale ha una capienza complessiva di oltre novecento posti.
Il costo dell’impresa
Il costo dell’impresa fu definito in una somma complessiva di 772 mila lire. Tale somma fu pressoché dimezzata per la vendita e la permuta dei palchi, gli introiti fiscali, la cessione dei materiali ricavati dalla demolizione delle case preesistenti e un regalo del principe. Una somma che va rapportata all’andamento economico di quel periodo a cavallo fra il terzo e il quarto decennio dell’Ottocento. L’evento suscitò anche accese polemiche per il fatto che l’edificio era stato alzato fra le strettoie di un centro storico che non poteva offrire prospettive diverse se non al prezzo di alterare soluzioni urbanistiche e viarie già definite e di aumentare gli oneri dell’impresa per l’acquisto e la demolizione di altri edifici circostanti.
Rispetto ai secoli precedenti, per la prima volta l’amministrazione cittadina assume l’onere della costruzione di un teatro. In passato l’iniziativa era stata delle famiglie altolocate o della Corte Estense. Le prime miranti soprattutto a un ritorno economico, la seconda per ragioni di prestigio e disponibilità proprie di un luogo di spettacolo. In questo senso, la scena di Corso Canalgrande è stata subito chiamata a misurarsi sul piano artistico con un passato che ha visto la città di Modena dotata di tre teatri nel Seicento, sei nel Settecento e tre nell’Ottocento, prima della sua inaugurazione.
Tra declino e rinascita
Una storia, quella del Comunale, che alterna momenti di splendore ad altri di declino e di rinascita. Teatro d’opera per eccellenza, requisito per esigenze militari dal 1915 al 1923, ha comunque rappresentato per molto tempo anche le discipline drammatiche. Soprattutto nei diciotto anni del periodo ducale (1841-1859) e nel trentennio 1955-1985 allorquando la prosa ebbe proprio qui ricche stagioni passate poi allo Storchi, ridato alla città in veste rinnovata dopo una lunga decadenza.
Ampliati i programmi, dopo la seconda guerra mondiale, con l’introduzione della prosa, della musica da concerto e dei balletti, deliberata la gestione diretta da parte dell’amministrazione civica, il Comunale ha partecipato attivamente alla determinazione e all’esecuzione delle politiche regionali tendenti a una stretta collaborazione con i teatri omologhi, senza rinunciare a scelte autonome, nel rispetto degli accordi associativi stipulati.
Tra i momenti di rilievo di una lunga storia vanno ricordati i successi delle prime opere di Verdi coeve del Comunale stesso (Nabucco, Ernani), melodrammi della maturità del compositore e dei più famosi musicisti, italiani e stranieri, assunti nei cartelloni operistici dell’Ottocento e del Novecento fino agli allestimenti più colti e raffinati del presente. Infine la prima esecuzione del Don Carlo verdiano nella versione in cinque atti, senza ballabili, detta edizione di Modena.
Da Ente a Fondazione
Teatro di tradizione per legge, oggi il Comunale offre annualmente uno dei cartelloni più ricchi della Regione con le stagioni liriche, di balletto e di concerti, dall’autunno alla successiva primavera inoltrata. Con la Stagione 2001-2002 si realizza il progetto normativo più impegnativo: un radicale rinnovamento che ha trasformato l’Ente in Fondazione. Il percorso, avviato con deliberazione del Consiglio Comunale nel luglio 2001, si è concluso con l’adesione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e di soci privati. La nascita della nuova Fondazione Teatro Comunale di Modena, uno dei primissimi teatri di tradizione a tagliare il traguardo del nuovo ordinamento, ha rappresentato, infatti, per tutta la Regione, un importante obiettivo e un esempio da seguire.
Il 6 dicembre 2007 il teatro è stato dedicato, a tre mesi dalla scomparsa, a Luciano Pavarotti, riconoscimento alla figura del grande tenore modenese.